Abstract: | Il maglio a “stanga a testa d’asino” era la tecnologia, alimentata dalla forza motrice dell’acqua, storicamente più diffusa nelle fucine dell’alto vicentino che lavoravano il ferro e il rame. Movendo da un’indagine svolta su oltre trenta magli del vicentino, lo studio ne illustra le caratteristiche, ripercorre le origini dei mulini a partire dal XII secolo, le diverse funzioni, la trasformazione in magli a partire dal XVI secolo, resa possibile grazie alla disponibilità di minerali proveniente dalle colline tra S. Quirico e il Tretto. Si passa quindi all’illustrazione delle diverse tipologie di magli, delle modalità di sfruttamento della forza motrice attraverso canalizzazioni dei corsi d’acqua, del funzionamento delle ruote idrauliche e della “botte per l’aria” e infine della macchina del maglio e delle sue componenti. L’elemento oscillante, una sorta di grande martello, terminava con la cosiddetta testa, caratteristica di ciascun maglio. La frequenza dei colpi (battute) poteva essere regolata grazie alla “stanga”. C’erano poi gli elementi fissi, tra i quali l’incudine. In conclusione, un breve cenno ai prodotti del maglio: parti di carri e macchine agricole, attrezzi per i lavori di artigiani, contadini e boscaioli e muratori, chiodi e ferramenta, componenti per l’edilizia. Una tabella finale riporta caratteristiche e materiali dei singoli magli e i riferimenti delle persone intervistate nell’ambito dell’indagine. |