Abstract: | Tra la fine del’700 e per metà ‘800 il territorio di Molina è rimasto conteso tra Marano e Malo in seguito all’intervento dei francesi che avevano riformato l’assetto comunale. Si arriva all’aggregazione di Molina a Malo grazie al decreto reale del 1807 che prevedeva accorpamenti territoriali così da non perdere il primato della seconda classe attribuito oltrepassando il maximum di 3000 abitanti. Malo era anche a capo di un cantone. Questi territori soffrono di una crisi dell’agricoltura: un raccolto inadeguato porta alla carestia che raggiunge il culmine nel 1782. La carestia porta alla scarsità di sorgo ma non a quella di frumento, il mais viene così utilizzato da alcuni Comuni come strumento di divisione in classi sociali di appartenenza. Numerosi fittavoli, tra i quali troviamo Gaetano Fabris, occupavano i territori dei nobili ai quali poco importava delle condizioni dei loro affittuari. I nobili inoltre utilizzavano i mulini, che sfruttavano l'acqua della Roggia Schio-Molina, come strumento di controllo sociale. I mulini erano proprietà privata dei cosiddetti munari, come lo erano i forni organizzati familiarmente ed utilizzati per cuocere il pane. Questi anni caratterizzati quindi da crisi economica e vicende politiche-militari furono instabili e turbolenti. Il territorio vicentino si trovò al centro di eventi bellici e di una grande insurrezione della popolazione nel 1809, causata da provvedimenti vessatori dell’Impero napoleonico. |